Dopo 2,7 minuti di viaggio e circa 50 milioni di chilometri percorsi, giungo in prossimità di Venere.
Per alcuni versi è simile alla Terra, almeno dal punto di vista di dimensioni, massa e densità media, ma le similitudini si fermano qui.
Certamente non atterrerò su un Pianeta che ha una pressione atmosferica di 90bar, pari a quella che si incontrerebbe ad un chilometro di profondità nei nostri oceani. Inoltre l’atmosfera venusiana è composta in prevalenza di anidride carbonica, che crea un effetto serra estremamente caldo. La temperatura, infatti, può raggiungere i 470 gradi, abbastanza per fondere il piombo.
Ok, rimango in orbita. Da quassù si nota la rotazione oraria del pianeta, caratteristica unica nel nostro sistema: praticamente il Sole laggiù sorge a Ovest e tramonta a Est.
Venere: la stella del mattino e della sera. Sapete perché ha questa doppia nomea? Perché il suo moto apparente fa sì che segue il Sole dopo il tramonto e lo precede prima che sorga. Questo fatto fece credere agli antichi romani e greci che si trattasse di due corpi distinti: Lucifero e Vespero per i primi, Fosforo ed Espero per i secondi.
Se lavorare su Mercurio un giorno intero sarebbe faticoso, su Venere sarebbe addirittura preferibile lavorare un anno piuttosto che un giorno. La rotazione di Venere infatti è molto lenta: ci vogliono circa 243 giorni terrestri per effettuare un giro completo ma un giorno venusiano è più lungo di un anno venusiano in quanto Venere impiega 225 giorni terrestri per completare un’orbita attorno al Sole. Se fossi nato qui, all’età di 60 anni avrei potuto vedere solo 55 albe!
Un altro aspetto la differenzia del nostro Pianeta: Venere (così come Mercurio) non ha lune, che tristezza.
Continuo il viaggio nel Sistema Solare, mi allontano lentamente dal Pianeta dell’amore osservando meravigliato e spaventato le sue 1.600 formazioni vulcaniche.
Destinazione Marte.